Come ho conosciuto le KinkyGirls
Qualche tempo fa sono venuta a conoscenza di una realtà che organizza eventi a tema BDSM per sole donne, con base a Roma. Questa realtà si chiama KinkyGirls. Da brava curiosa ho pensato che poteva essere interessante fare due chiacchiere con loro, per capire da dove venisse questa esigenza di organizzare eventi per sole donne, per scoprire che cosa le muove. In fondo credo che il confronto sia lo strumento migliore contro il pregiudizio e l’indifferenza e visto che alcune delle loro tematiche si avvicinano alle mie, ecco nato il nostro incontro.
Perché un gruppo di donne delle più diverse età, orientamenti sessuali, identità di genere, attitudini in ambito BDSM, decide di lanciarsi nell’avventura di organizzare il primo e unico play party a tema kinky e bdsm per sole donne, e più in generale, di animare la scena bdsm con un dibattito politico e culturale sulle relazioni BDSM, fetish e kinky tra donne?
Perché, secondo loro, ce n’era tanto bisogno, perché una cosa così non c’è mai stata in Italia e anche in Europa non si sta molto meglio. Perché i desideri delle donne che amano altre donne sono spesso confinati a una sfera puramente romantica, di coppia, di amore vanilla e tutto ciò che esula è visto con grande sospetto dalla stessa comunità LGBT e con curiosità morbosa dai maschi. E invece noi sappiamo che le donne amano e desiderano in infiniti modi le altre donne e questi modi possono passare anche attraverso il feticismo, l’arte e la costrizione delle corde, la gestione del dolore/piacere, fino ad arrivare alla possibilità di rapporti D/s. E quindi era ora che esistessero degli spazi dove questi desideri e queste pratiche potessero essere agiti e discussi. KinkyGirls nasce per questo.
KinkyGirls è un gruppo di amiche, è un play party, sono munch di incontro e relazione, è un sito, un marchio depositato, la collaborazione con iniziative LGBT e BDSM di altre organizzazioni, è performance, divulgazione attraverso i social, i corpi, gli sguardi.
Ciao KinkyGirls. Parlateci di voi. Chi siete? Che fate?
Siamo un gruppo di donne di diverse età, orientamenti sessuali e anche identità di genere accomunate dalla passione per il gioco e la cultura BDSM e kinky con altre donne. Circa un anno fa abbiamo deciso di dare vita ad un play party BDSM rivolto unicamente a donne, cis e trans. Da quel momento non ci siamo più fermate: al play party abbiamo aggiunto munch, cineforum, un sito, shooting fotografici collaborazioni con altre realtà LGBT della capitale con esibizioni.
Quando avete fondato questo gruppo e perché?
Il gruppo è fluido e finora ci sono state uscite e ingressi. Ci siamo conosciute circa un anno fa, chiamate a raccolta da un uomo che da tempo organizza iniziative in ambito BDSM. La collaborazione a un certo punto è terminata e abbiamo deciso di continuare da sole e di crescere, mettendoci sempre di più la faccia nel vero senso della parola: le foto del sito, dei flyer e della pagina fb sono le nostre. Abbiamo capito che in giro è pieno di donne che amano le donne che hanno desideri e fantasie non vanilla, ma che non hanno mai trovato uno spazio sicuro e accogliente dove sperimentarsi e confrontarsi
A chi sono rivolti gli eventi che organizzate, qual è il vostro target?
Donne, sia cis che transessuali. La novità, la sfida è proprio questa.
Perché una serata per sole donne?
Questo è un discorso un po’ lungo, ma è di fatto la questione da cui siamo partite e il fulcro politico e culturale del nostro progetto. Le specificità e direi le vere e proprie problematiche del kinky/BDSM tra donne attengono essenzialmente a due ambiti oseremmo dire opposti: la potenza dello sguardo maschile che tutto piega alle proprie fantasie e lo sguardo giudicante di una erronea lettura femminista della sessualità alternativa.
Prima questione:
Il BDSM vissuto a livello eterosessuale prevede la partecipazione delle donne come dominanti o sottomesse in una funzione prevalentemente legata al rapporto con gli uomini: donne che giocano con altre donne esistono certamente e a volte se ne vedono anche nei play party, ma si ha spesso l’impressione che si tratti di una semplice digressione, un di più rispetto allo standard che vuoi o non vuoi alla fine implica necessariamente la presenza di un maschio. Diciamo che l’universo kinky e BDSM tra donne spesso rischia di diventare ciò che nelle fantasie erotiche vanilla – veicolate anche dai porno – è l’erotismo lesbico: una parentesi tra un pene e l’altro. L’ipotesi che esista un mondo di gioco BDSM unicamente al femminile credo che sfugga alla gran parte della comunità ed è buffo perché se si assume che esistono donne che amano altre donne è strano che non si assuma anche che alcune di esse lo fanno attraverso i codici di un rapporto D/S o con una sessualità permeata di feticismi, sadomasochismo e chi più ne ha ne metta. Di fatto se due o più donne giocano in un play party è esperienza comune a tutte noi che lo sguardo maschile, che sia dominante o sottomesso, è potente e ci ingloba nelle sue fantasie, anche quando non lo vorremmo.
Seconda questione:
Spesso a donne lesbiche o bisessuali impegnate nel Movimento LGBT e/o femminista l’idea stessa che l’amore e/o la sessualità tra donne possa essere permeato da dinamiche di potere, dolore, sottomissione porta immediatamente a galla l’ipotesi che si tratti di “farina di un altro sacco”, che si tratti per l’appunto di “perversioni” mutuate da un immaginario patriarcale e maschilista, nutrito da una pornografia dove la donna non è mai soggetto neanche quando dice di esserlo. Il senso di colpa che possono provare in questo senso molte donne lesbiche e bisessuali che scoprono e vivono pulsioni non vanilla è difficilmente comprensibile per chi non abita determinati ambienti politici e culturali o anche solo interpersonali: la paura di non avere desideri spontanei e autonomi, ma di essere semplicemente schiave di un patriarcato interiorizzato, di mimare un maschio che abusa di una donna, pur usando l’alibi della consensualità, è sempre in agguato.
È chiaro che entrambi i punti di vista sono fortemente centrati su esperienze settoriali e presentano il limite di non vedere da un lato la specificità dell’amore tra donne e da un altro l’assoluta eterogeneità e “normalità” delle diverse espressioni di tale desiderio.
Perché è un dato di fatto incontrovertibile e comprovabile, se si riesce ad andare al di là del proprio personale, che le donne amano e desiderano in infiniti modi le altre donne e questi modi possono passare anche attraverso il “gioco” (ma ricordiamoci sempre che i bambini e le bambine giocano assai seriamente…) del feticismo, attraverso l’arte e la costrizione delle corde, passando per la gestione del dolore/piacere, fino ad arrivare alla possibilità della sperimentazione e della pratica del rapporto tra dominazione e sottomissione, tra cura e controllo.
Si tratta di infinite sfumature della sessualità che appartengono alle donne esattamente come agli uomini e che nè rendono le donne che vivono e agiscono questi desideri una caricatura di un maschio maschilista e machista, come non avviene se una donna fuma o indossa i pantaloni, né tantomeno sono un prologo ad un necessario e “naturale” rapporto con il maschio di turno. La differenza nelle pratiche la fa la consapevolezza di chi le agisce e non certo il fatto che una cosa sia nota come maschile o femminile.
Molte di noi non hanno ceduto alle pressioni sociali e hanno finora vissuto pienamente la propria identità BDSM con donne, sia in pubblico che in privato, ma riscontrando forti limiti nella libertà di espressione di sé e soprattutto in assenza di luoghi fisici e mentali dove realmente si potesse evitare il giudizio altrui, sviluppando insieme al divertimento anche una riflessione politica e culturale e, perché no, godendo dell’energia femminile che crea legami e relazioni potenti. Da sempre gli uomini gay hanno attivato propri luoghi e percorsi di sessualità non convenzionale senza per questo sentirsi meno gay, meno impegnati e non si sono fatti alcun problema a tenere lo sguardo e le pratiche femminili al di fuori di questi spazi.
E quindi era ora che esistesse un luogo ed un’occasione dove questi desideri e queste pratiche possano avere uno spazio sicuro: dove non si possa venire giudicate come donne lesbiche o bisessuali che usano strumenti del patriarcato, dove non si rischi di agire fantasie non proprie, ma di un immaginario maschile, dove non esista una gerarchia tra donne lesbiche, bisessuali o semplicemente curiose di sperimentare una parte dei proprio desideri, dove anche donne non nate tali, ma che si riconoscono e vivono come tali e desiderano e “giocano” con altre donne possano trovare uno spazio non discriminante.
Pensate che eventi simili possano aiutare a sviluppare una sessualità positiva? Come?
Sicuramente sì. Feste dove si può liberamente giocare o anche solo guardare, munch dove si può parlare, cineforum e workshop dove poter discutere e imparare: si tratta di occasioni di cura e piacere che per le donne sono rare e che possono realmente cambiare la percezione di sé. Stiamo vedendo che dopo ogni festa ci sono donne che prendono coraggio per vivere più a fondo i loro desideri continuando un percorso di apertura e sperimentazione che non si erano mai permesse prima. Per le donne in particolare la sessualità svincolata dalla procreazione e anche dall’amore è una conquista quotidiana e noi stiamo facendo il nostro pezzettino di lavoro.
Avete ricevuto critiche, commenti sgradevoli riguardo alla vostra attività?
Commenti sgradevoli espliciti ne abbiamo avuti alcuni da donne che hanno visto il nostro profilo su Wapa, nota app per incontri tra donne. Ma per una che ci ha insultata, ne abbiamo avute almeno due che ci hanno chiesto informazioni e poi sono venute alle serate. Invece i problemi ce li abbiamo con facebook dove la nostra pagina è già stata oscurata quattro volte, sicuramente a seguito di segnalazioni. Evidentemente a qualcun* diamo fastidio proprio per la carica innovativa e di rottura del nostro progetto… motivo in più per andare avanti!
Di contro, ci raccontate la vostra più grande soddisfazione?
Abbiamo cominciato con serate con pochissime donne: non ci siamo scoraggiate. Lo sapevamo che per le donne è difficile uscire di casa, spendere dei soldi, affrontare un’esperienza nuova totalmente al buio, magari da sole, rompere i pregiudizi e gli stereotipi. La nostra più grande soddisfazione è essere arrivate in meno di un anno a serate con oltre 40 donne di ogni età e provenienza. Le abbiamo letteralmente “corteggiate” e rassicurate una per una, ci offriamo di vederci prima per due chiacchiere, rispondiamo a domande in privato, organizziamo accompagni a casa. Si sta creando un gruppo di amiche sempre aperto alle nuove che vengono che rimangono ogni volta la maggioranza delle partecipanti, segno che la curiosità è tantissima. Altra grande soddisfazione è stata poter portare le nostre esibizioni e i flyer in luoghi del divertimento lesbico tradizionalmente molto conservatori ed essere accolte benissimo.
Vi è capitato di mettervi in discussione?
Molte volte. Come dicevo siamo un gruppo di donne per molti versi eterogeneo, con provenienze anche politiche assai diverse. Fin dall’inizio ci siamo dovute confrontare con opinioni diverse su varie questioni. Per esempio decidere chi fossero “le donne” per definire chi potesse partecipare ai nostri eventi. Ci parliamo grazie ai social quotidianamente e rivediamo continuamente le nostre posizioni in merito ad ogni aspetto del progetto in uno scambio fatto di rispetto e ascolto che ci sta facendo crescere moltissimo come persone.
Avete fatto esperienze, all’interno della vostra attività, che vi hanno cambiato la vita?
Di certo stiamo imparando tantissimo: da come si realizza e gestisce un sito, a come si registra un marchio. Altre stanno imparando a fare i cocktail e alcune hanno anche avuto l’occasione di switichare in un ambiente che evidentemente rende safe e friendly anche questo salto. Ma soprattutto da questa esperienza sta nascendo un progetto che va ben oltre una festa mensile. E, last but not least, stanno nascendo anche relazioni importanti, sia amicali che amorose.
KinkyGIrls, come vi vedete e come vedete il BDSM tra 10 anni?
Alcune di noi hanno già 50 anni quindi è divertente e terribile pensare al BDSM tra 10 anni (rido). In realtà tra 10 anni – ma anche molto prima – ci piacerebbe avere un’associazione culturale e una location che non ci faccia dipendere da luoghi di uomini per poter organizzare liberamente attività di vario tipo che prendano in considerazione tutte le possibili sfaccettature di una comunità BDSM per donne.